Chris Kyle, texano, una vita passata a giocare a fare il cowboy e poi l'attacco alle torri gemelle, che richiama alla coscenza un'educazione paterna che gli impone di votarsi alla difesa del più debole. Così arriva la scelta di unirsi al corpo speciale dei Navy Seal e di partecipare alla guerra in prima fila. Partendo per la prima missione all'indomani del suo matrimonio con Taya (Sienna Miller), con cui avrà due figli, Chris diventa nel corso delle successive missioni un vero e proprio eroe di guerra, il cecchino che conta più uccisioni, guadagnandosi il soprannome di "La leggenda". La magnificenza che un soprannome così richiama sul campo di battaglia, però, non rende conto della devastazione morale e mentale che intrappolano Chris in una guerra che ormai è dentro di lui e che non può lasciare indietro, nemmeno per tornare a casa dalla sua da sua moglie e dai suoi figli.
Tratto da una storia vera, American Sniper racconta la tragicità della guerra attraverso gli occhi di un uomo normale, un uomo comune, che ha vissuto l'inferno, ne è stato logorato e vi è sopravvissuto.
Con ben 6 nomination agli Oscar (Miglior film, Migliore attore protagonista per Bradley Cooper, Miglior sceneggiatura non originale, Miglior montaggio, miglior sonoro, Miglior montaggio sonoro), Clint Eastewood porta sul grande schermo la storia di un eroe dei giorni nostri e lo fa nel più crudo dei modi: mostrando tutta la sua umana fragilità.
Da sentimentalista e fan accanita dell'introspezione quale sono, ho personalmente amato spassionatamente questo modo di far un film sui soldati anzichè sulla guerra. Di pellicole piene di proiettili, esplosioni e morti spettacolari ce ne sono fin troppe e ne abbiamo abbastanza anche di idealismi ipocriti, ciò di cui si ha bisogno, di cui non ci si può stancare, sono le emozioni, i sentimenti, l'umanità ed è questo che un bravissimo Bradley Cooper mette in scena magistralmente, riuscendo a toccare nel profondo la sensibilità dello spettatore.
Non sono mancate anche le pesanti critiche in reatà, Rolling Stone scrive "Troppo stupido per darsi la pena di recensirlo", Michael Moore concorda ed anche in Italia c'è chi dice "Purtroppo il risultato è un ibrido scentrato, un film che non riesce a
far coesistere l’esaltazione dell’eroe americano, patriota sicuro di sé
e refrattario a qualsiasi dubbio o incertezza, con uno sguardo
sinceramente critico su questo cecchino infallibile, una perfetta
macchina da guerra ma incapace di relazionarsi con gli altri nella vita
di tutti i giorni e di vivere un’esistenza priva di conflitti e nemici
da combattere". Io mi chiedo, che film hanno visto?
Probabilmente la contrapposizione fra l'ideale del militare americano, duro, freddo, rude, patriottica macchina da guerra che è un po' nell'immaginario generale, soprattutto di noi spettatori oltreoceano, con l'uomo sensibile, fragile, pieno di insicurezze e sensi di colpa, schiacciato dal peso della coscienza e della responsabilità, può creare una sorta di rifiuto ed incertezza in chi credeva di star per guardare l'ennesima esaltazione dell'eroe di guerra senza macchia e senza paura, indiscusso portatore di pace e giustizia. Be' questo non è decisamente il caso.
Non c'è nessun Capitan America in questo film, nessuna morale giusta sopra ogni cosa, c'è solo la vera storia di uomo che ha raccontato la sua verità su come la guerra, indipendentemente dalla tua fazione, dalla tua nazionalità, dal tuo ruolo, ti distrugge e su come un "vero eroe" sia colui che forte dell'amore, della solidarietà e dell'altruismo sia in grado di ritornare a vivere.
Questo film e la tragica, quanto preziosa, testimonianza di Chris Kyle, morto poco dopo il suo ritorno, ucciso da un altro reduce che stava cercando di aiutare, è una lezione di vita che non dovreste perdere.
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