Un cast di tutto rispetto, una trama promettente, remake di un film argentino, Un novio para mi mujer, che ha fatto incassi da record, Un fidanzato per mia moglie è uno di quei film che ti spiace davvero troppo criticare. A qualcuno, però, tocca pur fare il lavoro sporco e quindi togliamoci il pensiero, via il dente via il dolore.
Lei è Camilla, speaker di origini sarde. Lui è Simone, venditore d'auto milanese. Sposati da qualche anno, la relazione fra i due sta attraversando un periodo di crisi. Camilla, lontana dalla sua terra, dalle sue amiche, dalla sua amata radio, proprio non riesce ad ambientarsi alla nuova vita milanese e si rinchiude in casa, in un evidente stato di malessere che la rende insopportabile. Simone, dal canto suo, è disperato, non la sopporta più, ma non ha il coraggio di parlarle apertamente per dirgli come si sente, nemmeno la sera in cui decide di volere il divorzio.
Aiutato dall'amico Carlo allora, preso atto che da solo non riuscirà mai a lasciarla per davvero, Simone escogita un piano.
Ingaggia un ex playboy, detto il Falco, per sedurre sua moglie e indurla a lasciarlo. Perchè il piano si possa svolgere, però, è fondamentale che Camilla esca di casa, perciò Simone le procura un lavoro in una radio locale, così che il Falco abbia l'opportunità di cominciare il suo corteggiamento. Il piano procede come previsto, Camilla si sta appassionando al suo lavoro e sta frequentando "di nascosto" il Falco, è più allegra, spensierata, ha ritrovato quella joie de vivre che aveva fatto innamorare Simone la prima volta, e che, inaspettatamente, lo fa innamorare di nuovo di sua moglie. Come si suol dire però, quando il dado è tratto non si torna indietro e Simone si ritrova a cercare di recuperare a tutti i costi un matrimonio a cui, lui stesso, aveva provato a porre fine in ogni modo.
Ammettiamolo subito, non è un capolavoro, non è certamente da buttare via, ma forse, per quanto mi riguarda, avevo aspettative troppo grandi. L'intera trama è trattata in modo un po' scialbo, il ritmo leggermente monotono, ho guardato la maggior parte del film con non molta più attenzione con cui si sfogliano i giornali nelle sale d'attesa.
L'unica cosa che ha salvato il tutto è la bravura degli attori protagonisti. Tanto di cappello quindi a Geppi Cucciari, divina come al solito, ed a Paolo Kessisoglu che, seppure immersi in un piattume generale, hanno dato vita a personaggi che risultano veri, profondi, riuscendo ad esprimere abbastanza bene la complessità ed la durezza dell'amore, anche attraverso la comicità, rivelandoci qualche piccola - mica poi tanto piccola - verità sulla vita di coppia e sul significato dell'amore vero.
Il verdetto finale, quindi, è un "nì", per cui non vi dirò di correre al cinema a vederlo e se doveste perdervelo non state li a disperarvi, però, se dovesse capitarvi fra le mani e aveste novantasette minuti liberi, Un fidanzato per mia moglie non sarebbe un modo del tutto malvagio per passarli.
Ingaggia un ex playboy, detto il Falco, per sedurre sua moglie e indurla a lasciarlo. Perchè il piano si possa svolgere, però, è fondamentale che Camilla esca di casa, perciò Simone le procura un lavoro in una radio locale, così che il Falco abbia l'opportunità di cominciare il suo corteggiamento. Il piano procede come previsto, Camilla si sta appassionando al suo lavoro e sta frequentando "di nascosto" il Falco, è più allegra, spensierata, ha ritrovato quella joie de vivre che aveva fatto innamorare Simone la prima volta, e che, inaspettatamente, lo fa innamorare di nuovo di sua moglie. Come si suol dire però, quando il dado è tratto non si torna indietro e Simone si ritrova a cercare di recuperare a tutti i costi un matrimonio a cui, lui stesso, aveva provato a porre fine in ogni modo.
Ammettiamolo subito, non è un capolavoro, non è certamente da buttare via, ma forse, per quanto mi riguarda, avevo aspettative troppo grandi. L'intera trama è trattata in modo un po' scialbo, il ritmo leggermente monotono, ho guardato la maggior parte del film con non molta più attenzione con cui si sfogliano i giornali nelle sale d'attesa.
L'unica cosa che ha salvato il tutto è la bravura degli attori protagonisti. Tanto di cappello quindi a Geppi Cucciari, divina come al solito, ed a Paolo Kessisoglu che, seppure immersi in un piattume generale, hanno dato vita a personaggi che risultano veri, profondi, riuscendo ad esprimere abbastanza bene la complessità ed la durezza dell'amore, anche attraverso la comicità, rivelandoci qualche piccola - mica poi tanto piccola - verità sulla vita di coppia e sul significato dell'amore vero.
Il verdetto finale, quindi, è un "nì", per cui non vi dirò di correre al cinema a vederlo e se doveste perdervelo non state li a disperarvi, però, se dovesse capitarvi fra le mani e aveste novantasette minuti liberi, Un fidanzato per mia moglie non sarebbe un modo del tutto malvagio per passarli.
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