giovedì 26 febbraio 2015

Noi e la Giulia


ANNO: 2015
GENERE: commedia
NAZIONE: Italia

Diego (Luca Argentero), Claudio (Stefano Fredi) e Fausto (Edoardo Leo) sono tre uomini sconfitti dalla vita che cercano un'occasione per rimettersi in sesto e la trovano in un vecchio casale in vendita nella campagna napoletana, mezzo abbandonato e quasi completamente da ristrutturare ma che vale - secondo l'agenzia immobiliare - più di quanto ciascuno di loro possa permettersi.


Decidono allora di acquistarla in società e trasformarlo in un agriturismo (sebbene ci sia qualche disaccordo sui servizi da offrire nelle stanze...) ma si accorgono ben presto che la cosa è più facile a dirsi che a farsi: i lavori da fare sono tanti e nessuno di loro sa da dove iniziare. Assumere una ditta di lavori poi, neanche a parlarne con i prezzi che ci sono.
Per loro fortuna - in senso lato - ben presto li raggiunge Sergio (Claudio Amendola), arrivato per ottenere da Fausto i soldi che gli deve e rimasto invece come socio forzoso. Sergio dà una bella scossa ai tre: comunista convinto, autoritario, pratico e deciso a non fallire, mette subito all'opera i tre soci e il casale comincia a migliorare a poco a poco, anche grazie all'aiuto di Abu, ghanese che lavora nell'orto a fianco e di Elisa (Anna Foglietta), squinternata cameriera in dolce attesa.
Risolto il problema delle riparazioni, però, ne sorge ben presto un altro, molto più insidioso e difficile da risolvere, come ben sanno i campani. Su una lucidissima Giulia 1300 che strombazza musica classica a tutto volume, arriva Vito (Carlo Buccirosso), camorrista locale che si offre di "facilitare" l'attività commerciale dei quattro. Diego, Claudio e Fausto sono indecisi se pagare o scappare, ma Sergio è un comunista convinto del valore dei diritti dei lavoratori e decide di non piegarsi alla criminalità. Quindi rapisce Vito e dà così via a una lunga serie di momenti di comicità tutta italiana.

Se la trama può sembrare un po' forzata all'inizio, ben presto la bravura del regista e degli attori nel trattare con leggerezza un tema come quello del pizzo camorrista fa dimenticare le piccole falle narrative.
E' vero che non ci si può limitare a rinchiudere i camorristi in cantina, è vero che non basta la buona volontà per risistemare un vecchio casale, è vero aprire un agriturismo in Italia è più difficile che sradicare la mafia di questi tempi, ma è anche vero che Diego, Fausto, Claudio, Sergio ed Elisa - e perchè no, anche un po' Vito - sono il simbolo di un'Italia media che ancora non si arrende.
Come dicono gli stessi personaggi, sono dei falliti, ma non hanno lasciato che la vita li abbattesse senza almeno provare a combattere. Hanno trovato un sogno, un progetto a cui aggrapparsi e ci si sono dedicati anima e corpo, superando - più o meno rocambolescamente - gli ostacoli che hanno incontrato.
Ed è vero che non tutte le storie finiscono con la vittoria, ma quando la squadra della parrocchia locale pareggia col Real Madrid al Barnabeo, si può già essere soddisfatti perchè una cosa bella è stata fatta ed è questo che conta.

E lo so che la critica che tanto inneggia ai grandi capolavori denigrerà questa pellicola, perchè sembra che se un film ti strappa una risata non merita considerazione ultimamente, ma senza nulla togliere alla Grande Bellezza, ad esempio, da italiana io l'oscar l'avrei dato a Noi e la Giulia.
Se non altro perchè se Sorrentino esprime meravigliosamente il declino dell'animo umano, il disagio della società materialista e tutta quella filosofia decadente di cui il mondo del cinema d'autore vuole farsi portatore - convincendoci che è anche la nostra filosofia, della gente semplice - Noi e la Giulia rappresenta invece quella che secondo me è la vera Italia.

Se si gratta un po' sotto la superficie di commedia, infatti, vedrete i simboli dell'Italia di oggi: il sogno di un agriturismo biologico (quel ritorno alla terra che i giovani stanno valutando come alternativa al posto fisso), la cooperativa (e chi di noi, oramai, ha abbastanza soldi da mettersi in proprio da solo?), la madre single (che non ha bisogno di un marito per vivere la gravidanza come un dono) che veste alternativo ed è piena di tatuaggi ma non per questo è una cattiva persona... e così anche il camorrista in cantina che simboleggia quel voler nascondere la piaga mafiosa (come se bastasse metterli in cantina per non sentirli gridare), gli amici che non ci sono - proprio come quegli amici social che tutti abbiamo e che non sapremmo riconoscere per strada - e anche la Giulia, simbolo di una magia che è nascosta, sotterrata, eppure c'è e si sente, in tutti i sensi.
Ma c'è tanto ancora nell'umorismo di Edoardo Leo (che è anche il regista): c'è il ghanese della porta accanto, che collabora silenziosamente e non chiede niente in cambio,a cui anche Fausto arriverà a voler bene. C'è la polizia, corrotta e criminale come la mafia. C'è il matrimonio di Claudio che finisce per e-mail, perchè tanto il matrimonio non vale più di una pubblicità online al giorno d'oggi. C'è l'accento toscano di Elisa, come a ricordarci che il problema della mafia tocca tutta l'Italia, non solo le regioni del sud. C'è l'arte dell'arrangiarsi e del riciclo che dà una nuova vita senza chiedere troppi soldi.
C'è quel finale dolce-amaro, che ricorda allo spettatore che la buona volontà non basta, che un piccolo gruppo può al massimo pareggiare.

Ma nonostante il pareggio (che è comunque meglio di quell'Italia sconfitta e rassegnata di altri capolavori) è in questa voglia di rivincita che mi ritrovo, in questo spirito allegro che riconosco i giovani italiani. Nonostante gli scandali e la mafia, io credo ancora di far parte di una generazione che sceglie di bere il vino scadente in un calice di cristallo e credere alla leggenda di Vito il direttore d'orchestra.
Si è capito che il film mi è piaciuto? Correte al cinema e guardatelo! Facciamo guadagnare il nostro cinema!

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